Turismo enogastronomico formula vincente per l’Italia
Osservatorio - Il Sole24ORE

Turismo enogastronomico formula vincente per l’Italia

Il 2020 passerà agli annali della storia come l’anno nero per l’economia e soprattutto per il turismo, senza dubbio uno dei settori più colpiti dalla pandemia da Covid-19. 

A cura di Il Sole24ORE Radiocor

 

I lockdown introdotti in primavera e in autunno in vari Paesi del mondo, gli aerei lasciati a terra dalla maggior parte delle compagnie e la difficoltà, se non l’impossibilità di viaggiare e superare confini hanno messo in ginocchio il comparto turistico e anche tutto il suo indotto. Secondo Unwto, l’organizzazione mondiale del turismo, il 2020 si chiuderà con un bilancio in profondo rosso per il comparto, con un calo attorno al 70% (www.unwto.org). Nel corso della scorsa estate, però, sono stati registrati segnali incoraggianti in Italia, soprattutto per quanto riguarda il comparto del turismo enogastronomico, complici anche le mete a stretto raggio scelte dai viaggiatori. Secondo gli esperti il settore potrebbe rappresentare una formula vincente per lo sviluppo del turismo nel nostro Paese, un asset trainante anche nei prossimi anni, quando grazie ai vaccini sarà possibile un graduale ritorno alla normalità. Per altro è probabile che, dopo lo choc della pandemia, il turismo del futuro avrà un nuovo volto, con viaggi che saranno più corti e un pubblico più attento al lato emozionale della vacanza. D’altra parte l’intreccio tra turismo ed enogastronomia potrebbe risultare un connubio vincente per il nostro Paese, considerando la ricchezza di paesaggi e anche di tradizioni enologiche e culinarie.

 

Settore in ascesa nell’ultimo decennio

Nell’ultimo decennio il turismo enogastronomico ha registrato una vera e propria accelerazione. Secondo la docente Roberta Garibaldi (https://www.robertagaribaldi.it/), presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, fino a oggi la quasi totalità dei viaggiatori ha compiuto esperienze a tema nel corso della propria vacanza, con il 45% degli italiani e il 53% degli stranieri che hanno visitato una destinazione spinti principalmente dalla curiosità per l’enogastronomia. La tendenza ha registrato un’accelerazione nel 2020, anno della pandemia, quando, secondo le stime di Coldiretti, un terzo delle spese turistiche in Italia è stato perso a tavola. «Nonostante la grave crisi che ha colpito il turismo del nostro Paese, con un calo dei pernottamenti stimato al 49%, quello enogastronomico ha mantenuto e fatto crescere il suo appeal. E le prospettive sono di un ulteriore rafforzamento», ha sottolineato anche la professoressa Garibaldi, che tuttavia ha raccomandato un miglioramento del lato dell’offerta con il miglioramento delle attività di analisi e di comunicazione, oltre che con una sempre maggiore attenzione alla digitalizzazione e ai temi della sostenibilità, incoraggiata possibilmente da incentivi fiscali e da una nuova normativa. Del resto in base ai dati elaborati dal Wine Tourism International Think Thank anche la Spagna mette sul piatto un’offerta più variegata rispetto a quella italiana: ad esempio prima del lockdown, il 48% e il 32% delle aziende vinicole spagnole offriva percorsi da svolgere in autonomia rispettivamente in cantina nei vigneti rispetto all’11% e al 12% delle cantine italiane. Nell’ultimo periodo questo gap non si è colmato.

Prodotti IGP e DOP valore aggiunto per la vacanza

 

Piatti e prodotti tipici potrebbero essere l’ingrediente per attrarre turisti sia a stretto raggio, sia internazionali. La stessa Coldiretti, alla luce dei recenti dati su turismo ed enogastronomia, ha concluso che «il cibo è diventato il vero valore aggiunto della vacanza Made in Italy, con l’Italia che è leader mondiale incontrastato nel turismo enogastronomico grazie al primato dell’agricoltura più green d’Europa con 311 specialità DOP/IGO e STG riconosciute a livello comunitario e 415 vini DOC/DOCG, 5.155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole biologiche, la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati (ogm), 40mila aziende agricole impegnate nel custodire semi o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare mondiale». Gli esperti, però, consigliano di utilizzare questo periodo di crisi per elaborare nuove proposte di comunicazione. «Occorre investire nell’enogastromia come fattore di traino del turismo. E occorre farlo adesso che il turismo non c’è», ha commentato Paolo Baccolo, direttore generale di Explora (https://explora.in-lombardia.it/), la Destination Management Organization (DMO) di Regione Lombardia, di Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi e, attraverso UNIONCAMERE Lombardia, di tutte le Camere di Commercio lombarde. «Già prima della pandemia, ad esempio, eravamo rimasti colpiti quando, durante uno show cooking da noi organizzato per promuovere la Lombardia, abbiamo scoperto che pizzoccheri e risotto alla milanese erano molto conosciuti Oltreoceano. Anzi, durante l’evento, ci hanno chiesto consigli e segreti per cucinare i piatti». E’ auspicabile, dunque, che ogni singola regione spinga sull’acceleratore per illustrare le proprie tradizioni culinarie.

 

Olio e vino insieme per rafforzare l’offerta del futuro

Intanto la pandemia ha già spinto associazioni e protagonisti del settore a fare squadra. Olio e vino, ad esempio, hanno stretto un accordo per rafforzare il settore del turismo enogastronomico italiano. Le principali organizzazioni del comparto (Città del Vino, Città dell'Olio, Movimento Turismo del Vino e dell'Olio e Federazione Italiana delle Strade del Vino, dell'Olio e dei Sapori) a fine novembre 2020 hanno firmato un'intesa, denominata "Patto di Spello" (https://winenews.it/it/con-la-firma-del-patto-di-spello-nasce-il-movimento-turismo-dellolio_430814/), con il fine di dare un contributo in termini di strategie, progettualità e idee per il futuro, oltre che per individuare terreni comuni tra i vari organismi ed alimentare un dialogo propositivo con la filiera istituzionale (governo nazionale, regioni ed Enti locali). Anche il Ministro alle politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova, ha apprezzato il processo virtuoso di elaborazione di istanze dal basso, utili a dare valore anche economico al territorio rurale.

 

Il 2021 sarà un anno di transizione

Il 2021 sarà sicuramente un anno di transizione per il settore del turismo, con il ritorno alla normalità previsto nella seconda parte dell’anno, grazie alle vaccinazioni di massa che inizieranno a dare i propri effetti. I primi mesi del nuovo anno, forse, saranno ancora duri e la stessa primavera potrebbe registrare una ripresa timida. E’ probabile, dunque, che i trend della scorsa estate si manterranno ancora per un bel po’, con scelte sempre più all’ultimo momento da parte del turista e spostamenti verso mete a stretto raggio. Le aziende del settore dovranno probabilmente avere come target, a inizio 2021, più che altro turisti italiani e piccoli gruppi di persone, i quali ricercheranno proposte e servizi ad hoc. Forse saranno più propensi a viaggiare i Millennials, che accetteranno una più alta quota di “rischio Covid” per poter vivere un’esperienza, che tuttavia andrà pensata appositamente per la categoria, più attenta anche ai temi della digitalizzazione e della sostenibilità. Nella seconda parte dell’anno, però, c’è chi non esclude un vero e proprio boom.

 

Dalla Lombardia alla Toscana allo studio nuove proposte

Mentre il turismo internazionale è stato quasi azzerato dalla pandemia, le aziende del settore e le regioni italiane sono al lavoro per presentarsi preparate alla ripartenza di viaggi e soggiorni. Baccolo, direttore generale di Explora, ha commentato: «Quando il settore ripartirà, chi ha seminato di più in questo periodo difficile sarà immensamente valorizzato e avvantaggiato. E’ per questo che dalla scorsa primavera stiamo facendo un duro lavoro per trasferire suggestioni al turista, in modo che appena sarà possibile avrà magari in mente di venire in Lombardia». Insieme all’assessorato regionale, l’agenzia sta portando avanti la promozione turistica della Regione sia attraverso i canali media tradizionali, che attraverso un’offerta digitale. «Abbiamo enormemente potenziato il sito web regionale e nella piattaforma Lombardia vengono continuamente aggiunti contenuti che coprono tutti i luoghi della regione, senza dimenticare i comuni più piccoli». Inoltre Explora, nel suo portale, offre la possibilità alle aziende, soprattutto quelle di più piccole dimensioni, di mettersi in vetrina e presentare le proprie offerte (https://www.in-lombardia.it/). «Siamo abbastanza sicuri che anche in futuro, passata la pandemia, la modalità di utilizzo e scelta del turista si baserà molto sul web», ha commentato il direttore generale di Expolora, auspicando che le Pmi del settore si attrezzino per essere al passo con i tempi. In Toscana, intanto, la filiera del vino sta organizzando una strategia per sollecitare i consumi investendo molto sul connubio enogastronomia e turismo. Così per riattivare i flussi, sia interni che europeo, si sono mosse le grandi denominazioni del vino (https://www.ilsole24ore.com/art/enoturismo-50mila-degustazioni-fare-ripartire-toscana-2021-ADewOi5), con l’idea di organizzare un evento dalle ampie dimensioni in termini di coinvolgimento del pubblico, che vuole sollecitare i consumi non solo per il settore vinicolo, ma anche in termini di hospitality e shopping, in modo da rivitalizzare l’economia turistica regionale e l’agroalimentare di qualità.

 

Digitalizzazione e sostenibilità le ricette per il futuro

Al di là del 2021, le ricette per affrontare il futuro anche per il settore del turismo saranno digitalizzazione e sostenibilità, temi sui quali l’Italia ancora non brilla. Ad esempio secondo Wine Tourism International Think Thank (https://www.unwto.org/events/innovating-in-wine-tourism-in-the-context-of-covid-19 ), solamente il 22% delle vendite di proposte enoturistiche passa dai canali online, contro il 29% della Spagna. Ancora poco sfruttato è l’e-commerce sul portale dell’azienda (non attraverso piattaforme di intermediari), che pesa solo il 13% in Italia mentre rappresenta il 21% per le cantine della penisola iberica. In più, in base a una ricerca di Roberta Garibaldi su ben 298 esperienze digitali offerte in tre delle principali destinazioni enoturistiche mondiali, ossia Italia, Francia e California (USA), solo un terzo delle cantine italiane vende degustazioni virtuali, conversazioni e talk online, virtual tour, oltre che i propri vini attraverso il proprio sito, appoggiandosi nella maggior parte dei casi ad intermediari specializzati. L’esatto opposto di quanto avviene in California e Francia, dove l’e-commerce aziendale vede coinvolte la gran parte delle cantine.